ROMA, 14 luglio (Reuters) - Il Pil italiano crescerà dell’1,4% nel 2017 e dell’1,3% nel 2018 secondo le nuove stime della Banca d’Italia.
Rispetto al 14 giugno, quando la crescita era indicata quest’anno a +1,3%, il nuovo quadro riflette “l’accelerazione dell’attività economica di inizio anno, nonché sviluppi più favorevoli della domanda estera e dei mercati delle materie prime energetiche”, si legge nel bollettino economico.
Nel 2019, visto a +1,2%, “il Pil recupererebbe interamente la caduta connessa con la crisi del debito sovrano, avviatasi nel 2011. Rimarrebbe tuttavia ancora inferiore di circa il 3% al livello del 2007”.
I rischi di deflazione si sono “sostanzialmente annullati, ma la dinamica di fondo dei prezzi si mantiene contenuta”. L’indice Ipca dovrebbe crescere dell’1,4% nel 2017 e dell’1,1% nel 2018, “per risalire all’1,6% nel 2019”.
Secondo Bankitalia il secondo trimestre si è chiuso con un Pil in crescita congiunturale di 0,4 punti, analogamente al primo trimestre, circa +1% la produzione industriale.
Sebbene nel primo trimestre gli investimenti siano diminuiti per la prima volta da inizio 2014, nel secondo “si sarebbe riavviata l’accumulazione di capitale” e “tutti i principali previsori si attendono un’espansione nel biennio 2017-2018.
Le proiezioni annue di crescita sono più positive di quelle delle principali organizzazioni internazionali: l’Ocse prevede nel 2017 +1% e l’Fmi +1,3%.
Per l’anno in corso le differenze “sono in larga misura attribuibili al miglior andamento acquisito”, dovuto alla revisione del Pil tra ottobre e marzo annunciata da Istat a inizio giugno.
“Sugli scostamenti per il prossimo biennio incidono le ipotesi tecniche circa l’evoluzione dei conti pubblici, per i quali sia l’Ocse sia l’Fmi considerano una correzione maggiore di quanto incorporato in questo scenario”, spiega il bollettino.
Il quadro è soggetto a “rischi prevalentemente al ribasso”: alle incertezze associate ai mercati finanziari si accompagnano quelle connesse con l’evoluzione delle politiche economiche e commerciali a livello globale.
Per l’inflazione rischi al ribasso potrebbero derivare da una dinamica salariale più contenuta di quanto prefigurato, mentre l’evoluzione dei prezzi delle materie prime energetiche nel prossimo futuro continua a essere caratterizzata da un’elevata incertezza.
L’attività economica continua ad essere sospinta “soprattutto dalla domanda interna”. Il contributo di quella estera netta, “ancora negativo quest’anno, diverrebbe pressoché nullo nel 2018-2019”, spiega Bankitalia.
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